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28 Maggio 2010

Una vita dipendente

“Ogni tipo di dipendenza è cattiva, non importa se il narcotico è l’alcool o la morfina o l’idealismo”.
Carl Gustav Jung
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Con Il concetto di dipendenza è complesso ed implica non solo aspetti neurobiologici, ma anche comportamentali, psichici, sociali e culturali. Di conseguenza, scrivere un articolo sulle nuove dipendenze non è assolutamente facile. Questo è dovuto innanzitutto alla difficoltà che si è già venuta a creare per “vecchi” fenomeni quali le tossicodipendenze o i disturbi alimentari, dove, parlando di dipendenza, ci si riferisce a fattori di “impulsività” o di “scelta”, elementi che ritornano anche nelle dipendenze di “ultima generazione”. Una difficoltà, dovuta ad un importantissimo fattore sociale che influenza e rafforza la sintomatologia di un disturbo dipendente, qualsiasi esso sia. Pensiamo, ad esempio, a quanti alcolisti esistono e alla creazione di campagne di prevenzione primaria, secondaria e terziaria in grado di prevenire, sostenere e aiutare la persona a smettere di bere; ma al tempo stesso, e qui il paradosso, l’alcolismo viene indirettamente influenzato e mantenuto dalla società consumistica in cui viviamo attraverso la pubblicità di bevande alcoliche e mediante la loro vendita nei supermercati. Questo ci permette di comprendere come spesso la Nuova Dipendenza, indirettamente collegata al mercato sociale, viaggia silente e non viene diagnosticata se non quando irrompe nella vita dell’individuo creando, come spesso accade, un disagio psicologico, problemi e conflitti familiari o, infine, disastrose conseguenze economiche.
Ma quali sono le Nuove Dipendenze?
In Occidente, nel corso degli ultimi anni, sono comparse nuove dipendenze, un tempo sconosciute o statisticamente irrilevanti. Oltre alla dipendenza da droghe (eroina, cocaina, alcol) e alla dipendenza alimentare (bulimia e anoressia), le nuove dipendenze emergenti sono il “Gioco d’Azzardo Compulsivo” (chi ne soffre non può fare a meno di giocare d’azzardo, fino a rovinarsi), l’”Acquisto Compulsivo” (spendere, fino a indebitarsi, per comprare merci di qualsiasi tipo, spesso del tutto inutili), la dipendenza da internet (dipendenza dalla realtà virtuale e utilizzo eccessivo della rete), la dipendenza da facebook (dipendenza da connessione, aggiornamento e controllo della propria pagina web), la dipendenza sessuale (chi ne soffre esperisce una necessità patologica ossessiva di avere rapporti sessuali o comunque di pensare al sesso), la dipendenza dalla forma fisica (pensiero fisso: il corpo definito, costi quel che costi), la dipendenza dalla chirurgia estetica (come voglio diventare? Qual è la prossima parte che cambio?). Tutti questi disturbi appartengono ad una stessa famiglia: quella delle dipendenze. Il tratto comune è la presenza di sintomi di craving (smania o desiderio incontrollabile), tolleranza ed astinenza e l’esistenza di un “pensiero” che invade la mente: un pensiero che cancella ogni altro pensiero.
Premesso che esiste una predisposizione a sviluppare una condotta di tipo dipendente, a cosa non vogliamo pensare? Cos’è che non siamo in grado di sostenere? E se fosse l’incapacità di affrontare il silenzio? In fondo, se riflettiamo appena nati siamo subito bombardati da suoni, immagini, rumori, comunicazioni e forse in questo modo perdiamo la capacità di entrare in contatto con i nostri pensieri più intimi, che diventano uno strano rumore di fondo, come se fossero altro da noi. Il dibattito è aperto! Quando puoi e compatibilmente ai tuoi impegni, resta in perfetto silenzio per almeno un’ora, senza fare nulla. Ascolta i tuoi pensieri e fai le tue ipotesi.

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