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5 Giugno 2010

Il risveglio della consapevolezza

Il risveglio della consapevolezza

Non appena decidiamo di intraprendere il viaggio alla scoperta di noi stessi, la felicità o la serenità viene a fare capolino nella nostra vita. Una felicità o una serenità che non dipende da qualcosa o da qualcuno di esterno a noi, ma che affonda le sue radici in qualcosa di molto più semplice e immediato: l’immenso dono di esistere, semplicemente, qui ed ora. La felicità tanto agognata è già qui, a portata di mano. E’ qui ed ora, in nessun altro luogo, in nessun altro tempo se non il presente. Non ci resta che accoglierla. Per abbracciare questa rinnovata felicità o serenità è necessario compiere una scelta, una delle più coraggiose della nostra vita: abbandonare il “letargo” che caratterizza la nostra vita, un letargo nel quale siamo raramente consapevoli di quello che stiamo facendo presi come siamo da pensieri, aspettative, ansie, rimpianti. Quante risorse ed energie sprechiamo ogni giorno per preoccuparci di un futuro che non sarà mai quello che immaginiamo o per rimpiangere un passato che è morto e aspetta solo di essere compreso per poi scomparire definitamente dalle scene? Quello che ci aspetta è un risveglio di consapevolezza, una nuova vita più “attenta”, più “vigile”, costruita su solidi mattoni dell’attenzione al momento presente. Gli orientali, a differenza di noi occidentali, insistono molto su questo aspetto sostenendo che il presente è l’unica realtà, l’unica verità degna di essere vissuta. Vivere il presente non è semplice: siamo così abituati a scappare indietro e avanti nel tempo con il pensiero che ritrovare il nostro stato originario, attento e consapevole nel presente, ci costa un’enorme fatica oltre a farci un’immensa paura. Siamo qui e vorremmo essere altrove, stiamo lavorando e pensiamo già alla cena di questa sera, ceniamo e pensiamo al lavoro del giorno dopo. E la cena? E il lavoro? Chi se li è vissuti e gustati? Per imparare a fermare il flusso dei pensieri e recuperare la nostra condizione originaria, tipica dei bambini sempre completamente assorbiti da ciò che fanno, bisogna tornare a scuola, per studiare noi stessi, questa volta. Niente intellettualismi, niente concettualizzazioni, solo un lungo tirocinio all’università della vita quotidiana. Lo studio consiste in un’osservazione continua su noi stessi in cui i nostri pensieri, i nostri automatismi, le nostre ansie, le nostre rigidità, ma anche le nostre risorse interiori e le nostre qualità, vengono automaticamente illuminate dalla luce di una nuova consapevolezza. Il segreto: impara a “sostare” su se stessi.
Il “risveglio della consapevolezza” parte da piccoli gesti, piccole abitudini, mentre prepariamo l’insalata, ad esempio, prestiamo attenzione ad ogni piccolo gesto: lavare, tagliare, sminuzzare, condire le verdure. Tutto va fatto con presenza mentale e con attenzione al qui ed ora. Possiamo iniziare a “sentire” con i cinque sensi (udito, vista, olfatto, senso e gusto) lo scorrere dell’acqua sulle nostre mani e a prendere consapevolezza dell’enorme dono che questo elemento della natura è per la nostra vita. Nessun pensiero, nessuna preoccupazione, solo la massima attenzione a ciò che stiamo facendo. Questa pratica si estenderà pian piano ad altri momenti della giornata. Vi suggerisco un “trucchetto” per prendere in contropiede la mente che cercherà sempre di ostacolarvi, di distogliervi dal qui ed ora, abituata com’è a vivere nel passato e nel futuro:  imparate a porvi queste domande:
• “Di cosa sono consapevole ora?”
• “Che cosa sto facendo ora?”
• “Che cosa sento?”
• “Che cosa voglio (ora)?”
• “Che cosa evito?”
• “Che cosa mi aspetto?”
Queste domande servono a facilitare la nostra consapevolezza nel qui ed ora e in tutto ciò che stiamo facendo. Ma cos’è questa consapevolezza?
La consapevolezza è il riconoscimento spontaneo, sicuro e chiaro di ciò che si è e di ciò che non si è, è essere coscienti di quello che ci sta succedendo nel qui ed ora.  E’ avere chiaro quello che sono “io”, quali sono le mie emozioni, le mie sensazioni, cosa sta sperimentando il mio corpo nel qui ed ora e in questa determinata situazione, le mie idee, i miei valori, i miei preconcetti, i miei stereotipi, la percezione che ho di me.
La consapevolezza è un processo che si dispiega momento per momento, infatti preferisco parlare di continuum di consapevolezza.
Il continuum di consapevolezza è paragonabile al processo di figura/sfondo, è un flusso permanente di sensazioni, emozioni, idee, costituenti lo sfondo dal quale emergono l’una dopo l’altra figure in primo piano, che suscitano il nostro interesse e la nostra attenzione.
Per esempio, io in questo momento, sono consapevole di come è posizionato il mio corpo sulla poltrona della mia scrivania, della sensazione di intorpidimento alle gambe, sono consapevole del rumore delle lancette del mio orologio, della luce del sole che entra dalla mia finestra sul mio lato sinistro, del piacevole silenzio nel quale mi trovo e sono consapevole delle gradevoli sensazioni che sto provando mentre scrivo.
Fatelo anche voi. Di che cosa siete consapevoli in questo momento? Com’è stare davanti al PC?  Come “sento” o percepisco il mio corpo sulla sedia? Come sono seduto/a? Che sensazioni ed emozioni sto provando mentre leggo questo blog?
Acquisire la consapevolezza di noi stessi serve a:
• favorire la realizzazione personale,
• differenziarsi dal resto del mondo;
• comprendere il “come” del proprio comportamento;
• acquisire maggiore responsabilità di se stessi, responsabilità, però, non in senso morale ma come la capacità di poter scegliere, di essere liberi di effettuare le nostre scelte, quelle per noi più egosintoniche (egosintonico = qualsiasi comportamento, sentimento o idea che sia in armonia con i desideri dell’io, o coerente con l’immagine di sé).
Buona Consapevolezza a Tutti!

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