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1 Gennaio 2011

L’Autonomia nelle Relazioni

Amore… tutti lo conosciamo… lo desideriamo…  lo cerchiamo… lo incontriamo… lo fuggiamo! Ma nessuno riesce a darne una definizione completa ed esaustiva: sull’amore, per  fortuna, non è stata scritta o detta ancora l’ultima  parola.

Nell’immaginario collettivo l’amore viene costantemente associato all’idea di fusione, di “diventare una cosa sola, di trovare l’altra metà della mela”. Nell’ottica di questo pensiero concetti come quello di “essere differenziati dall’altro”, di “essere autonomi”, di “essere indipendenti”, appaiono l’esatto contrario dell’amore e sono vissuti come una minaccia per il rapporto. Questo è sicuramente un luogo comune da sfatare, infatti risulta vero l’esatto contrario, nel senso che l’amore simbiotico è la vera minaccia per una sana relazione di coppia. L’amore è destinato a svanire quando il rapporto si trasforma in una prigione in cui si pretende che uno dei due partner o entrambi rinuncino al loro Essere. Ma, allora, come poter conciliare la forza travolgente della passione d’amore, la forza struggente della tenerezza provata nell’intimità, con il rispetto delle diversità dell’altro?

Anche quando le diversità sono “uguali” alle nostre, in una relazione è veramente “facile” ferirsi, entrare in conflitto e deludersi, così come ci narra Schopenhauer nella sua metafora sui porcospini:

<<una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d’inverno, si strinsero vicini vicini per proteggersi, con il calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, però, sentirono le spine  reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l’uno dall’altro. Quando poi il bisogno di riscaldarsi li portò di nuovo a stare insieme, si ripeté quell’altro malanno; di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finché non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione>>.

La ricerca della migliore posizione “possibile”, questo è l’obiettivo da raggiungere nel rapporto di coppia!

L’uscita dalla pretesa che l’altro sia esattamente come noi ci aspettiamo e che ci risolva la vita, è la vera uscita dall’inferno terreno che la vita di coppia sembra rappresentare per qualcuno: torturati dalle nostre stesse delusioni quotidiane!

L’essere separati, differenziati è la condizione per poter convivere in maniera nutriente il rapporto di coppia, qualunque sia la configurazione esteriore del rapporto, qualunque sia l’ideale cui si tende.

Solo conservando la nostra diversità, la nostra identità, possiamo riconoscere nell’incontro con il partner le somiglianze e le differenze. Solo così potremo creare un contatto (una relazione) che trascenda l’io e il tu e dare vita ad un noi differenziato e non fusionale. E tutto ciò all’insegna della reciprocità.

Per questo nelle relazioni il rispetto della diversità dell’altro non può limitarsi ad una mera accettazione passiva delle caratteristiche del partner, ma riguarda il modo in cui la coppia riesce a gestire attivamente i seguenti aspetti:

  • Clima di coppia
  • Rispetto delle ragioni dell’altro
  • Sostegno reciproco
  • Calore nella coppia
  • Riconoscimento dei ruoli
  • Apertura e feedback

A tale proposito, anche lo psicoterapeuta americano Nathaniel Branden sostiene che <<le persone autonome (indipendenti nelle relazioni) sanno che gli altri non esistono solo per soddisfare i loro bisogni e accettano il fatto che per quanto amore e affetto possa esistere tra due persone, ciascuno di noi è il solo responsabile di se stesso. Le persone autonome sono pronte per vivere un amore sano poiché sono cresciute e non vivono se stessi come “bambini smarriti in attesa di essere salvati”. Non hanno bisogno del permesso di nessuno per essere quello che sono e il loro ego non è continuamente in gioco>>.

Ma allora perché è così importante mantenere un buon grado di autonomia, o per usare la metafora di Schopenhauer, la “giusta distanza”?

Perché quando subentrano le difficoltà, i momenti di attrito, le occasioni in cui i due partner non reagiscono come l’altro si aspetta, le persone non autonome o immature tendono a trasformare questi incidenti in prove del rifiuto di cui si sentono vittime, prove del fatto di non essere veramente amate. In questo modo anche piccole difficoltà possono diventare grandi conflitti.

Le persone autonome, invece, hanno una grande capacità di assorbire i colpi, di non lasciarsi ferire da piccole difficoltà. Inoltre, rispettano il bisogno del partner di seguire la sua strada, di stare da solo, di avere uno spazio indipendente dalla relazione. Le persone autonome in una relazione non sentono sempre la necessità di essere al centro della scena, non chiedono continue attenzioni, non vanno in ansia quando il partner è distratto da altre situazioni: sanno lasciare questa libertà a se stesse e alle persone che amano.

L’amore romantico tra un uomo e una donna che hanno raggiunto un buon grado di autonomia personale è destinato a crescere. Al contrario tende a svanire quando le persone sono immature: aggrapparsi l’uno all’altra in preda al panico annega l’amore.

Secondo Branden, quando gli individui non sono ancora maturi da aver accettato il dato di fatto dell’umana solitudine, quando ne hanno paura e cercano di negarla tendono a sovraccaricare la relazione sentimentale con una dipendenza dall’altro poco sana che tende a soffocare il partner. Quando due esseri umani maturi e responsabili s’innamorano riescono a vivere a pieno l’amore poiché l’altro non è visto come mezzo di salvezza, queste persone sono in grado di riconoscere che, per quanto possa essere forte il sentimento, nessuno di noi è solo “uno che ama”: siamo tutti individui in evoluzione con il diritto ad un proprio spazio personale indipendente dalla relazione.

Sempre secondo Branden, “L’amore romantico è per gli adulti, non per i bambini. Non è per i bambini nel senso letterale del termine, e nemmeno in quello psicologico: non è per chi, a qualunque età, vive ancora se stesso come un bambino”.

 

Riferimenti bibliografici:

BRANDEN N. (2010),  “La psicologia dell’amore romantico”, Milano, Edizioni Corbaccio.

RAMETTA F. (2003), “Coppie in Terapia”, in Signature: A.A.A. IDENTITÀ CERCASI… Istruzioni per l’area della Complessità Idee, strumenti e tecniche per il gioco delle relazioni, Pubblicazione della Scuola di Formazione “Società Italiana Gestalt”, Direttori: Menditto M., Rametta F., Roma.

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